domenica 24 febbraio 2013

Napoli ed il Vesuvio


Se l'oleografia popolare ci tramanda frequentemente il bozzetto suggestivo del golfo di Napoli incorniciato dal profilo fumante del Vesuvio, sia che si tratti di antiche stampe o pitture, sia che si tratti di sbiadite cartoline, non bisogna dimenticare la realtà di questo vulcano attivo, situato 12 Km a sud-est della città. Allo stesso modo se il Vesuvio è parte integrante del paesaggio napoletano, esso ha di fatto condizionato la vita stessa e la storia di un vastissimo territorio. Unico esempio di vulcano in attività nella porzione continentale dell'Europa, è caratterizzato da un profilo tronco-conico e da una complessa struttura morfologica. L'apparato vulcanico del Vesuvio, riconducibile al tipo dei vulcani a recinto, presenta due entità morfologiche ben delineate e distinte: il Monte Somma ed il Vesuvio propriamente detto.
Il primo rappresenta la struttura vulcanica originaria che si innalza sino a 1132 m, mentre il secondo, noto anche come Gran Cono, è situato all'interno del grande recinto, posizionato eccentricamente verso sud, e raggiunge attualmente un'altezza di 1172 m.
L'orlo craterico del monte Somma sviluppa una circonferenza di quasi 11 Km, mentre quello del Vesuvio misura circa 1500 m. Il gran cono è separato dal recinto vulcanico primario del Somma dalla cosiddetta valle del Gigante, a sua volta distinta in atrio del Cavallo (ad ovest) e valle degl'Inferno (ad est). Geologicamente costituitesi nella tarda età pleistocenica, il vulcano vanta una lunga attività riassumibile in quattro fasi: Somma primitivo, Somma antico, Somma recente e Vesuvio. Tra le più note eruzioni, delle quali abbiamo testimonianze certe, figurano quella catastrofica del 24 agosto del 79 d.C. - che rase al suolo Pompei, Ercolano e Stabia - e quelle del 472, 685, 1036, 1139, 1631, 1737, 1794, 1822, 1855, 1858, 1861, 1872, 1906, 1929 (consulta la pagina Napoli ed il Vesuvio). L'ultima eruzione, quella del marzo 1944, distrusse le località di San Sebastiano al Vesuvio e di Massa di Somma, denunciando in maniera inequivocabile i rischi ed i limiti della smisurata urbanizzazione sviluppatasi alle pendici del vulcano. Quest'ultima persiste tutt'oggi in misura inopinata, quasi a voler rinnovare l'eterna sfida dell'uomo all'inquieta montagna.

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