di
Ciro La Rosa
Prima di trovare la sistemazione
in Palazzo San Giacomo, la statua di Marianna a capa e' Napule
si trovava abbandonata in un cantone di Piazza Mercato (vicino al
mare); poi fu posta su di un piedistallo per volere di un anonimo
cittadino nel XVIII secolo.
Marianna a capa e' Napule
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Ha assistito a tutta la storia di
Napoli, partecipandovi anche. I Napoletani avevano con lei un
rapporto affettivo contraddittorio, sfogavano su di lei tutti i
malumori di un popolo oppresso, poi tornata la calma rimediavano i
danni riportati; durante la rivolta di Masaniello, del luglio 1647,
nel periodo dei Viceré spagnoli, le venne rotto il naso. Un altro
pericolo serio lo corse all’epoca della Repubblica Partenopea del
1799, stato satellite della Francia, invisa al popolo fedele a Casa
Borbone, il quale la identificò con la “Marianna” simbolo
della Repubblica Francese, nome che le rimane tutt’ora; ma a
salvarla fu quell’atavico e misterioso senso di rispetto dovutole
che la faceva ritenere sacra. Infatti, era, 20 secoli prima, parte
di una statua che rappresentava la Sirena Parthenope (dal
greco arcaico: vergine dalla voce di fanciulla) che aveva dato il
suo nome al primo nucleo di quella che sarebbe stata la città di
Napoli.
Primitiva sistemazione della Capa 'e
Napule in piazza Mercato. Archivio Ciro La Rosa
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Napoli è una delle città più
antiche d’occidente, le sue memorie risalgono al IX secolo a.C.,
quando
approdarono sull’isolotto di Megaride (Megharis), dove ora sorge
Castel dell’Ovo, i primi coloni greci creando un insediamento,
nel IV secolo a. C., chiamato Palepolis, tra l’isolotto,
Monte Echia e il leggendario fiume Sebeto. Essi provenivano
dall’isola di Rodi portando con loro il culto orientale delle
Sirene
(esseri
mitologici con la testa di donna e il corpo d’uccello e poi
rappresentati metà donna e metà pesce) che si diffuse in tutto il
sud del Mar Tirreno.
Gli scogli delle Sirene, delle
quali si parla anche nell’Odissea, sarebbero, secondo la
leggenda, quelli di fronte
Positano oggi chiamati “Li Galli”, il cui primitivo nome
era Sirenusse (ultimo proprietario fu il ballerino Rudolf
Nuraiev), così le origini di Napoli si intrecciano con la storia, la
leggenda ed il mito di Ulisse, la terra Campana è indissolubilmente
legata al nome di Omero, e dello stesso Ulisse, delle cui più
memorabili avventure è stata teatro.
Isolotto “Li Galli”
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La Maga Circe (il cui
sito, secondo il mito, è posto nel Basso Lazio, oggi Parco Nazionale
del Circeo) aveva messo in guardia Ulisse contro il canto delle
Sirene, ma se avesse voluto ascoltarle, avrebbe dovuto turare con la
cera le orecchie dei suoi compagni e farsi legare all’albero maestro
della nave. Nella luce abbagliante del mezzogiorno facevano sentire
la loro melodiosa voce, nascondendo tra i fiori i resti dei marinai
che non avevano resistito al loro richiamo lasciandosi morire sugli
scogli. Seducendo non solo con il canto ammaliante ma anche con le
parole, promisero ad Ulisse che avrebbero rivelato i segreti della
conoscenza e di tutto quello che avviene in ogni tempo e luogo della
terra, egli cercò di liberarsi ma i suoi compagni lo legarono più
strettamente, così la nave passò oltre e si salvarono.
Il canto delle Sirene ad Ulisse
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Le Sirene erano divine, ma non
immortali, fallendo il loro potere di incantatrici nei confronti di
Ulisse, si uccisero precipitandosi dagli scogli, queste erano le
figlie nate dall’unione di Acheloo, divinità fluviale, con
una delle Muse: Leucosia (la bianca), Parthenope
(la vergine) e Ligea (dalla voce chiara).
Cartolina emessa dalle Poste Italiane,
recto
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Il corpo di Parthenope fu portato
dalle correnti marine tra gli scogli di Megaride, e lì gli abitanti
trovarono la dea, con gli occhi chiusi nel bianco del viso e i
lunghi capelli che ondeggiavano nell’acqua. Venne posta in un
grandioso sepolcro, diede nome al villaggio di pescatori e divenne
la protettrice del luogo, venerata dal popolo e onorata con
sacrifici e fiaccolate sul mare. Non si sa dove possa essere la sua
tomba, (vera o leggendaria), studiosi, archeologi hanno creduto di
localizzarla sulla collina di Sant’Aniello a Caponapoli, sotto le
fondamenta della chiesa di Santa Lucia, costruita sul tempio
dedicato a Partenope, sull’isolotto di Megaride, nel sotterraneo di
Castel dell’Ovo. Megaride è un luogo incantato della città dove
confluisce la storia, il mito, il primo approdo dei Greci e del
ritrovamento del corpo della dea, che continua con la leggenda del
mago poeta Virgilio….dove collocherà qui le sue ossa.
Sirena Partenope -
Stazione ferroviaria Napoli Centrale. Foto Ciro La Rosa,
clicca sulle immagini per ingrandirle
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Cartolina emessa dalle Poste Italiane,
verso
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Concludo con le parole della
scrittrice napoletana Matilde Serao: “… Parthenope non è morta,
Parthenope non ha tomba, Ella vive, splendida giovane e bella, da
cinquemila anni; corre sui poggi, sulla spiaggia. E’ lei che rende
la nostra città ebbra di luce e folle di colori, è lei che fa
brillare le stelle nelle notti serene, ….quando vediamo comparire
un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante,
quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate è la sua
voce che le pronunzia, quando un rumore di baci indistinto,
sommesso, ci fa trasalire, sono i baci suoi, quando un fruscio di
abiti ci fa fremere è il suo peplo che striscia sull’arena, è lei
che fa contorcere di passione, languire ed impallidire d’amore la
città. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non muore, non
ha tomba, è immortale ...è l’amore.”
Ciro La Rosa
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